Ieri mattina presto ho fatto la seconda dose del vaccino anti-Covid, senza prenotazione, al Museo della Scienza a South Kensington. Il tutto si è svolto in modo ineccepibile: in cinque minuti avevo finito. Cordialità, professionalità, efficienza. E dici ‘wow, questi inglesi ci sanno proprio fare, sono fortunata a vivere qui’.
Mi sono poi spostata verso Oxford Street per fare un giro: ‘è domenica e c’è il sole, non capita spesso, passeggiata, giretto ai negozi e magari mi fermo a mangiare qualcosa’.
Ecco, ho dovuto cambiare i piani in pochi secondi: alle 11 di ieri mattina le strade di Londra erano già piene di tifosi inglesi (già ubriachissimi) che urlavano cori da stadio e si muovevano in branchi. ‘E va bene, ci sta’ – mi sono detta – ‘stasera c’è la finale’.
Quello che però non ci stava per niente era l’atteggiamento, la spocchia con cui già festeggiavano la vittoria: <it’s coming home>, la coppa sta tornando a casa, urlavano esultanti.
Da Carnaby street, dove i pub erano solo una distesa di carne umana addobbata a festa a tinte bianche e rosse, a Regent Street…e poi Piccadilly Circus…ho iniziato a pensare che forse non era il caso di continuare a bighellonare e che il pranzo sarebbe stato meglio farlo a casa. Ho iniziato a sentirmi uncomfortable, come dicono loro. Nei negozi le commesse si lanciavano occhiate perplesse e alcune dicevano che avevano paura a tornare a casa alla chiusura.
Io, senza portarla per le lunghe, me la sono data a gambe. Peccato che, anche in metropolitana si siano ripetute le stesse scene. E oltre alle due simpatiche tettone (le mia è tutta invidia, sia chiaro!) vestite da bandiera inglese con cappello da cowboy e ciglia finte così lunghe che quasi arrivavano a Wembley, con rispettivi accompagnatori con maglia di giocatori inglesi aderentissime ai loro diversamente-fit addomi, branchi di vichinghi urlatori invadevano i vagoni, battevano sui vetri, ed in superficie succedeva lo stesso mentre assaltavano gli autobus e facevano danni.
Spettacolo? Non proprio. Lo spettacolo diverte, genera piacere in chi vi assiste, sopratutto non è sinonimo di distruzione.
In sintesi, io mi sono barricata in casa alle 2 di pomeriggio e non sono più uscita. E tanta era la rabbia per quello che stava succedendo.
L’ arroganza, questo modo violento di far festa – che li contraddistingue da sempre – la certezza di aver già vinto e l’indole barbarica (nel senso storico del termine) non fanno sport e non sono un bello spettacolo. La stessa arroganza che li ha portati a volere la Brexit. Sic.
Ma dove erano finiti quelli che mi avevano vaccinato al mattino? Bipolarismo? Amnesia dissociativa?
‘Spero che vinceremo’ – mi ripetevo, ‘soprattutto perché deve passare un messaggio diverso’.
La partita…non c’è bisogno di commentarla! La gioia è stata incontenibile!
L’ho guardata in inglese, in questo Paese in cui vivo da 12 anni, che sa essere meraviglioso e che io chiamo ‘casa’ col cuore, ma che in situazioni come queste delude. Tanto.
E per tutti i cento e passa minuti ho pregato strenuamente che vincessimo e in realtà sapevo che ce l’avremmo fatta. Perché hanno vinto l’umiltà, il cuore, il gruppo, l’educazione, la mitezza: ha vinto l’Italia, a Wembley, a casa degli inglesi.
Loro che poi sono stati dei rosiconi senza precedenti: Kate-belli-capelli in tribuna d’onore, lei che come Padre Pio ha il dono dell’ubiquità e con teletrasporto da Wimbledon si è materializzata in un nano secondo allo stadio, evidentemente con parrucchiere nella tasca del soprabito; William-Cesare-Ragazzi e Baby George vestiti uguali…hanno fatto la figura dei poracci scappando via prima della premiazione per non dare la coppa agli avversari. I giocatori della squadra inglese si sono strappata dal collo la medaglia mentre scendevano dal palco, con rabbia, in faccia alle telecamere…Ma che maniere!
Questo è l’anti-sport. E ci dispiace per loro, perché hanno perso due volte, e non solo la partita. Hanno perso la dignità.
Grazie al miracolo azzurro, a Mr Mancini, a Gigio Il Gigante Buono e a tutti questi ragazzi semplici col cuore grande che con la medaglia in mano la prima cosa che urlano è “guarda Mamma!”
Grazie a noi, che abbiamo inventato la civiltà e continuiamo a dare lezioni di stile. Non foss’altro che per le uniformi firmate Giorgio Armani!
“Ne dovete mangiare ancora di pasta asciutta” – ha urlato Bonucci.
It’s coming to Rome.
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Bellissima!!!!
Inviato da Lucia Maria De Silla
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