Anch’io ho partecipato a un matrimonio a Venezia.
Era il 2013, fine luglio. Si sposava un mio collega di allora che, per far le cose per bene, aveva invitato tutto l’ufficio.
I social non erano ancora così social, quindi non ci sono evidenze incastonate nei feed degli account Instagram, ma solo una memoria dell’umidità che sarà difficile rimuovere.
La chiesa era sull’isola della Giudecca che avremmo raggiunto in water taxi (a piccoli gruppi, per gli invitati facoltosi) o in un vaporetto di capienza maggiore messo a disposizione dagli sposi (dove il resto degli invitati stava stipato come carne al macello).
Il ricevimento invece si sarebbe svolto in uno dei saloni dell’Hotel Excelsior a Venezia Lido.
Tutto era stato organizzato nei minimi dettagli e, sulla carta, prometteva bene.
Se non fosse che a Venezia il 26 luglio ci sono 400 gradi centigradi con un tasso di umidità del 120%. E le zanzare. Tante, tantissime zanzare.
Quel matrimonio ha umanizzato figure della mia vita professionale di quei giorni fino a spogliarle di qualsivoglia forma di dignità. Le immagini che mi scorrono nella mente come fotogrammi vedono il mio capo con le ascelle pezzatissime e la giacca del vestito stropicciata in un pugno nervoso, ridotta ad un canovaccio da cucina, in piedi sotto il sole cocente alle 3 di pomeriggio. La contabile del team, fresca di separazione, che sfoggiava la ritrovata forma fisica insieme al nuovo fidanzato, entrambi sulla stessa barca di T., che invece era innamorato di lei da sempre e soffriva nel vedere tanta passione e tanti ormoni sudare proprio davanti a lui. La mia amica P., che era agli inizi della sua relazione con A. – di quasi 15 anni più grande – che sarebbe venuto di nascosto a prenderla al termine dei festeggiamenti per passare un romantico weekend insieme lontano da lì.
E poi gli sposi: lei, giunonica e imponente, una cascata di capelli lunghi e ricci tendenti al crespo che aveva scelto di tenere sciolti (proprio così, sciolti!) sull’abito di pizzo che le avvolgeva il corpo come una zanzariera. Eroica nella palude umana. Lui, col sudore a idratare la psoriasi.
Per il resto: una zia anziana dello sposo è svenuta sul battello prima di arrivare in chiesa; nella sala ricevimenti non andava l’aria condizionata ed un bambino di 4 anni è collassato sul piatto dell’antipasto; al termine della festa non c’erano taxi disponibili per tornare in albergo (il servizio finiva a mezzanotte) quindi abbiamo camminato a piedi per circa 3.5km con le vesciche ai piedi e il caldo porco; le piscine dell’hotel – in cui speravamo di trovare refrigerio il giorno dopo – erano piene di zanzare morte e l’acqua era calda e stagnante come quella della laguna.
Più che un matrimonio, un sequestro di persona.
Queste le mie memorie di uno sposalizio a Venezia.
Quindi se Charlize Theron ha rosicato parecchio per non essere stata invitata alle Nozze Prime di Goffredo e Lorena nella Serenissima, io invece ho provato un sollievo infinito all’ombra dei 24 gradi di Londra, senza zanzare, asciutta e presente a me stessa.
Che poi manco Lady Gaga alla fine ha voluto andare: chiamala scema!
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