Nora Ephron – Il mio collo mi fa impazzire ed altre storie: come fare della vita la nostra risata

<La maggior parte dei miei errori si sono rivelati essere cose a cui sono sopravvissuta o che ho trasformato in storie divertenti o, all’occasione, da cui ho guadagnato dei soldi>.

Queste poche righe sintetizzano Nora Ephron ed il suo approccio alla vita ed alla scrittura.

<Tutto è ispirazione> – le ripeteva come un mantra la madre, sceneggiatrice insieme al padre nella Hollywood degli anni Quaranta, condizione insolita per una donna di quei tempi, tanto più se sposata e madre di quattro figlie (tutte poi diventate scrittrici) di cui Nora era la maggiore.

La dimensione domestica ha influito profondamente nella formazione e nella produzione di Ephron sia per la centralità del modello materno, un modello antesignano di indipendenza femminile professionale e culturale; sia per le frequentazioni a cui la famiglia era esposta.

È stato infatti in casa propria, durante una festa organizzata dai genitori, che la piccola Nora, in pigiama, ha incontrato per la prima volta la scrittrice, poetessa, giornalista e critica teatrale Dorothy Parker che da quel momento sarebbe diventata il suo idolo in quanto <donna che si guadagnava da vivere con la sua intelligenza>.

Tuttavia, mentre l’opera di Parker, densa delle fragilità e insicurezze di un’infanzia conflittuale e difficile, lascia trasparire nel tono caustico e spiritoso una infelicità ed una tristezza di fondo, diversamente la penna di Ephron si muove con serenità e lucida consapevolezza anche quando tratta temi dolorosi che la riguardano in prima persona, dando vita ad una prosa candida ed intima, frizzante e leggera, che stabilisce un rapporto di amichevole confidenza con il lettore.

Per usare una metafora musicale, nell’opera di Parker è sempre presente una nota di malinconica speranza in chiave minore. Mentre il registro di Ephron è una ballata in chiave maggiore dal tono sempre comico e caldo, un mix di ironica saggezza e cinico romanticismo.

<Ero veramente innamorata, o mi stavo solo prendendo in giro? Ero veramente innamorata o stavo solo facendo finta che lui fosse l’uomo dei miei sogni? Ero veramente innamorata, o ero solo disperata?>

Una delle sue opere letterarie più conosciute è Il mio collo mi fa impazzire, raccolta di saggi che si muovono sul leit motive dell’invecchiamento femminile, ma che in realtà costituiscono una sorta di autobiografia in cui l’autrice parla di sé offrendo il proprio punto di vista su vari temi.

E così racconta di quando, neolaureata, ha fatto uno stage alla Casa Bianca sotto la presidenza di JFK, della passione per la cucina, dell’infanzia serena e delle cene in famiglia passate a raccontarsi. Parla del tradimento e del divorzio vissuti sulla propria pelle, della differenza tra ‘fare il genitore’ ed il concetto moderno di ‘genitorialità’, dell’amicizia, della morte, dell’amore per la lettura, il tutto godendo intimamente insieme al lettore.

<Leggere> – scrive Ephron – <è fuggire e il contrario di fuggire, è un modo di entrare in contatto con la realtà dopo una giornata passata a sistemare le cose, ed è un modo di entrare in contatto con l’immaginazione di qualcun’altro dopo una giornata in cui è tutto troppo reale>.

C’è sempre un intimo divertimento che rende meno insormontabile la difficoltà in una sorta di incantesimo letterario che, personalmente, mi è sembrato di ritrovare di recente, per alcuni versi, nell’ultimo romanzo di Veronica Raimo, Niente di Vero in cui l’autrice va alla ricerca del potenziale comico dei propri ricordi così da trasformare il disagio in godimento (benché il tono di Raimo, a differenza di Ephron, non tradisca alcuna partecipazione o divertimento ma resti deliberatamente asciutto e distaccato).

Giornalista e reporter in un tempo in cui le donne non potevano ancora esserlo veramente, nel 1970 partecipò ad una class action per discriminazione sessuale contro il Newsweek, la testata newyorkese presso cui aveva lavorato nel 1962 senza mai essere autorizzata a scrivere.

Scrittrice, sceneggiatrice e regista ad Hollywood in un’epoca in cui i registi erano solo uomini, ha scritto e diretto alcune delle commedie più famose degli anni Novanta, tra cui Affari di cuore (ispirata al romanzo autobiografico sul suo matrimonio e divorzio dal secondo marito Carl Bernstein), Harry ti presento Sally, C’è posta per te e Insonnia d’amore (le ultime due con Meg Ryan e Tom Hanks).

Le molteplici anime di Nora Ephron coesistono in ogni sua opera dando vita ad una voce unica e riconoscibile in cui la cronaca diventa racconto intimo, in cui l’ironia compie l’esorcismo narrativo, in cui Ephron non si limita ad essere attrice e spettatrice della propria vita ma la riscrive diventandone sceneggiatrice e regista poiché ha la capacità di trasformare ogni evento in un contenuto ad elevato potenziale comico offrendo, così, a chi le si accosta gli strumenti per fare lo stesso, per riconciliarsi con il proprio passato e vivere meglio il presente.

<Quando scivoli su una buccia di banana, la gente ride di te, ma quando racconti alla gente di essere scivolato su una buccia di banana, è la tua risata. Così tu diventi l’eroe piuttosto che la vittima dello scherzo>.

Grazie a lei abbiamo accettato che le rughe sul collo prima o poi vengono fuori a tutte e di conseguenza, i maglioni a collo alto non sono mai troppi; che tutto ciò che pensiamo sia sbagliato nel nostro corpo a trentacinque anni, a quarantacinque anni ci mancherà; che non si deve mai sposare un uomo da cui non si vorrebbe divorziare e che, in ogni caso, si sopravvive ai tradimenti. Ma anche che ci sono sogni che non si avverano mai, ambizioni che mai si realizzeranno e diventeranno, così, rimpianti.

Ma tutto questo è vivere e possiamo scegliere di attribuirgli il senso che vogliamo: possiamo fare della nostra vita la nostra risata, anche se qualche volta è dolceamara.

Possiamo felicemente sopravvivere ai nostri errori e, anzi, sfruttarli al meglio, scegliere di essere gli eroi (e non le vittime) delle nostre piccole grandi tragedie quotidiane e trasformarle in opera buffa.

<Non riesco credere come la vita reale non ti delude mai. Non riesco a capire perché qualcuno dovrebbe scrivere narrativa quando ciò che accade davvero è così sorprendente>.

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