Chi di noi non più adolescenti non ha sognato guardando in TV la mitica pellicola francese che lanciava una giovanissima Sophie Marceau, preda dei primi mal d’amore da ragazzina?
Da lì è cominciato tutto, da Il tempo delle mele che ognuna di noi ha vissuto, quando ti convinci che la felicità sia tutta nel coronamento del sogno d’amore, nel trovare l’anima gemella con tanto di colonna sonora di sottofondo e dai inizio alla ricerca della tua dolce (?) metà: sarebbe infatti più corretto definirlo il tempo delle mezze mele.
È tutto un susseguirsi di fasi ed eventi: noi ragazzine un tempo brufolose e complessate siamo poi diventate donne (meno brufolose, ma sempre complessate) strenuamente votate a “piacere”, a diventare di gradevole aspetto così da suscitare l’interesse dell’altro sesso, chiamiamolo ragazzo, uomo, maschio Alfa, se ne sentono tante ma la sostanza non cambia.
L’estetista è la nostra migliore amica, ci facciamo vendere trattamenti che dovrebbero fare miracoli, ma che talvolta sconfinano nella liposuzione al cervello.
Compriamo online leggings che improvvisamente dovrebbero sollevarci il sedere di 50 centimetri portandolo così all’altezza delle orecchie, investiamo lo stipendio in creme snellenti come un barattolo di Nutella da 250 grammi, rimuoviamo la peluria in maniera permanente (fino alla settimana successiva) con trattamenti laser stile StarTrek e l’ultima frontiera è il facial e body sculpting dove il risultato sperato dovrebbe essere lo zigomo sollevato altezza fronte e la pancia inghiottita dal corpo grazie alla sapiente manualità di divinità del beauty che, come dei Michelangelo dei giorni nostri, fanno di noi delle Pietà viventi.
Tutto questo per piacere, inteso non come il nostro provare piacere ma ai fini di essere piacenti ad altri.
Siamo alla costante ricerca dell’altro, ci hanno inculcato sin da piccole questa storia della coppia, dell’essere in due, che da soli si sta male. E giù tutte a cercare la cuccagna, come se l’obiettivo primario, il fine di tutto fosse una relazione (qualunque essa sia), un matrimonio, e vissero tutti felici e contenti.
Mia mamma ancora oggi si meraviglia quando le dico che esco a pranzo da sola.
<Ma figlia mia, perché? Ma non c’era nessuno che potesse accompagnarti?>
È qui l’errore: perché qualcuno dovrebbe accompagnarmi? Non le passa neppure per l’anticamera del cervello che io possa provare piacere a vivere la sacralità di una situazione in cui porto fuori me stessa nei posti che piacciono a me, osservando in silenzio il mondo che mi scorre davanti, ordino i miei piatti preferiti e soprattutto alla fine non mi trovo in quella situazione di penoso imbarazzo di quelli che guardano con terrore lo scontrino e fanno: <Ehm, cosa vuoi fare? Dividiamo?>
<No guarda> – ho risposto in più occasioni – <riprendi pure ossigeno, faccio io!>.
Una volta uno mi ha invitata a cena a casa sua e ha preteso che dividessimo la spesa al supermercato, peraltro pagando a due casse separate.
Altro capitolo: <Tu hai un brutto carattere! Per far funzionare una relazione bisogna essere in due, porta pazienza e vedrai che le cose funzionano, devi essere più flessibile! In un matrimonio mia nonna diceva sempre che “i primi anni sono i malanni”>.
Macchè! Io prima ero sanissssssima, mi sono ammalata dopo. E questa storia che bisogna farsi andare bene quello che palesemente non va, per il quieto vivere, non sta in piedi…Il quieto vivere di chi, poi? Non certo il mio che quieta non sono per niente.
Quindi, ricapitolando:
- ti serve la mezza mela = da sola non stai in piedi, sei incompleta, ti manca qualcosa;
- Ti devi rendere abbastanza presentabile ed attraente ai fini di trovare la tua metà;
- Quando l’avrai trovata, mi raccomando, cerca di essere conciliante, remissiva e di assecondarlo altrimenti scappa; e
- Se le cose non vanno bene, fregatene, è normale. Persevera nel disagio.
Ma siamo davvero sicure che le cose stiano così?
Siamo davvero sicure che ci manchi qualcosa?
Stiamo davvero così male da sole da aver bisogno del bastone per poter percorrere la nostra vita? E se il bastone invece di aiutarci ci azzoppa, che facciamo, ce lo teniamo lo stesso?
Mi è capitato di leggere in questo periodo vari libri che hanno come protagoniste alcune donne che hanno lasciato il segno nella storia in diversi campi.
Ieri sera, terminato l’ennesimo volume, mi sono fermata a riflettere: tutte queste donne – e dico TUTTE – hanno avuto storie d’amore fallimentari, un susseguirsi di mariti traditori, opportunisti, inaffidabili che le hanno portate inevitabilmente al divorzio.
Non contente, ci hanno provato ancora e poi ancora. Risultato? Sempre lo stesso fino poi all’unico epilogo possibile: hanno scelto di rimanere da sole.
Parlo di donne come #CocoChanel, #EleonoraDuse, #ElizabethArden, #LadyDiana, ma potrei citarne a decine.
Comune denominatore: donne fuori dagli schemi, donne di un’intelligenza superiore, donne che hanno lasciato il segno nel mondo. Ma allora perché #Donne di questo calibro hanno scelto #uomini così “inadeguati”? E sopratutto, perché, dopo infinite delusioni, hanno continuato a sbagliare?
Perché la loro intelligenza non le ha indirizzate verso uomini in grado di comprenderle ma soprattutto di supportarle e tollerarle?
Il problema reale credo sia questo: la donna troppo intelligente spaventa e non è per tutti, è impegnativa, ha personalità e ci vuole qualcuno al suo fianco che abbia un livello di consapevolezza tale da alimentare questo fuoco senza spegnerlo.
Queste donne alla fine hanno scelto di stare da sole per non rinunciare a se stesse e questo credo sia l’atto d’amore e di rispetto più grande dovuto a noi stesse.
Bisogna tuttavia avere una certa consapevolezza di sè ed imparare ad amarsi per agire in questo senso.
Le convenzioni, i messaggi dei media, il sostrato relazionale in cui le nostre mamme e le nostre nonne sono cresciute facendosi andare bene un po’ tutto (o per scelta o perché non avevano altra scelta), sicuramente non aiutano.
In un’epoca in cui le ragazzine (e ora anche le signore in età matura) aspirano a fare le troniste di Uomini e Donne o le influencer (ci sono anche dei corsi di laurea adesso, ho scoperto), in cui tutto è immagine e apparenza, scegliere Se Stesse diventa sempre più difficile.
Attenzione: non sono una di quelle che si spacciano per femministe sfegatate o che dicono “abbasso gli uomini tutta la vita”: dico solo che, laddove ci rendiamo conto di essere avviluppate o intrappolate in relazioni disfunzionali per le ragioni più svariate (violenza fisica o psicologica, tradimenti, o semplicemente mancanza di rispetto in generale), dobbiamo essere capaci di dire “basta”.
E non ci soffermiamo su cazzate tipo il “cat calling” per far finta di esigere rispetto o far sentire la nostra voce se poi passiamo la vita con uno che ci fa sentire delle imbecilli dalla mattina alla sera o non perde occasione per sminuirci, forse perché non riesce a far fronte alle proprie di insicurezze.
Soprattutto se avete delle figlie, delle bambine che saranno delle ragazze e poi delle donne, insegnate loro prima di tutto il rispetto di sè.
Sì ok, guardate insieme il Tempo delle Mele che rimane sempre un bel film, ma poi portatele con voi dal fruttivendolo e fate vedere loro come è fatta davvero una mela: tonda, perfetta ma soprattutto intera…perché non ci manca nessuna metà, ma semmai il problema è che siamo un intero piuttosto ingombrante!
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