A Londra è scattata l’ora X.
Il 12 aprile, letteralmente, hanno riaperto le gabbie e tutti fuori a festeggiare.
Il freddo atomico e la spruzzata di neve non hanno scoraggiato una popolazione compressa ormai da troppi mesi e tutti si sono riversati per strada come in una sorta di nuovo Capodanno, una data da festeggiare e ricordare. Mancavano solo i botti.
Camminando per strada si vedono tavolini all’aperto nei posti più impensati, manca poco che si attrezzino in tal senso anche le lavanderie!
Impossibile prenotare parrucchiere o estetista a meno che non sia stato fatto già da mesi.
Ristoranti, poi, non se ne parla fino a luglio circa.
Quindi, in qualche modo, per chi non si è mosso con largo anticipo, il lockdown un po’ forzatamente continuerà per negligenza organizzativa.
Vivendo in questo Paese da ormai 12 anni avrei dovuto sapere che bisogna prenotare tutto in anticipo già in tempi normali, e invece no. Mi sono fatta cogliere alla sprovvista, in altre faccende affaccendata.
Non come quella gran manager di mia sorella che, come al solito, aveva tutto il calendario in ordine già settimane prima della riapertura:
- 12 aprile, la sera, prima uscita in enoteca con gli amici;
- Nei giorni a seguire manicure e pedicure con l’estetista di fiducia in orari assolutamente compatibili con la sua working schedule;
- Massaggio a domicilio durante il weekend.
Io e la mia ricrescita, invece, continuiamo a farci compagnia come due amiche di vecchia data e insieme andiamo incontro al futuro, fiduciose che la vita torni a riprendere colore (e così i miei capelli).
Parlando di capelli, bisogna ammettere che il Biondo Spettinato (che a me non sta simpatico per niente) ha fatto un ottimo lavoro di riabilitazione della propria immagine – a livello politico, s’intende (il look rimane sempre molto questionabile) – con la campagna vaccinale somministrando il vaccino in pochi mesi già a circa 40 milioni di persone su 68 milioni così da favorire a brevissimo il raggiungimento della immunità di gregge.
Le premesse, un anno fa di questi tempi, non sembravano delle migliori: lui negazionista che rifiutava di mettere il Paese in lockdown, lui che diceva <dovete abituarvi all’idea di perdere i vostri cari >, lui che poi è stato colpito dal virus lottando tra la vita e la morte, lui, alla fine, ha capito di aver fatto un casino e quindi ha invertito la rotta.
Regole chiare e precise, un lockdown vero in cui tutto è stato chiuso per quattro mesi di fila, senza riaperture a singhiozzo, con una strategia vaccinale chiara e precisa e sostegni economici reali ai lavoratori impossibilitati a svolgere la propria attività.
C’è da dire, parlando di gregge, che in questo Paese la popolazione rispetta le regole senza tutta quella caciara che porta solo confusione e scompiglio ma non offre soluzioni, anzi, complica le cose.
Il popolo inglese finalmente sta tornando a rivedere la luce e l’euforia scatenata dalla gioia di una (auspicata) ritrovata normalità è palpabile: sui volti della gente (nonostante le mascherine), nelle pinte di birre alzate verso l’alto di cui sono disseminati i social network, nelle file ai negozi già dal giorno zero dell riapertura.
Abbiamo tutti voglia di un caffè seduti a un tavolino, di un brunch con l’amica del cuore che da 4 mesi vediamo solo su FaceTime, di andarci a provare un vestito da Zara in un camerino vero…Abbiamo voglia di uscire dagli schermi di cui mai come in questo ultimo anno siamo stati prigionieri facendoli la nostra casa, le nostre stanze (il successo di un social come ClubHouse è figlio di questa situazione), abbiamo voglia di andare ad un concerto e di vedere un film al cinema perché lo streaming ormai anche basta…
Abbiamo voglia di umanità, di contatto fisico, di ricominciare a utilizzare tutti e cinque i sensi, soprattutto il tatto.
La strada è ancora lunga ma da queste parti sembra che abbiamo imbroccato quella giusta.
“Che sensazione di leggera follia
Sta colorando l’anima mia…”
…Certo, se nel frattempo mi colorasse anche i capelli, sarei ancora più felice!
Riproduzione riservata ©Londranomala 2021
