Da più di un anno:
- non vado ad un concerto;
- non vado ad una festa;
- non ordino un Negroni sbagliato al bar;
- non vado in palestra (mooolto più di un anno);
- non uso i vestiti appesi nell’armadio che pare una Casa di Riposo;
- non mi trucco seriamente per andare a fare serata;
- non faccio la fila per entrare in un locale;
- non faccio una vacanza;
- non sento una batteria suonare dal vivo.
- Vivo in streaming;
- party hard=andare al supermercato (che poi ci vai vestita come una barbona e ovviamente c’è il super figo che, mentre carica il carrello di roba proteica, guarda con pietà e disappunto te che invece lo riempi di porcherie dolci da serata-alla-Bridget-Jones ed hai un look che farebbe orrore perfino a quelli che ospitano gli homeless…ma che ne sai, tu, oh Figo, di quello che sto passando da un anno a questa parte! E meno male che non hai e mai avrai modo di vedere quanto infelici e indecenti sono le mie gambe che – non l’avrei mai detto! – urlano: <Brutta str…a trova il modo di farci una ceretta!!!>).
- compro i succhi healthy e faccio le centrifughe (che il cocktail fatto in casa, se non hai nessuno con cui ubriacarti e ammazzarti di risate, non ha senso);
- una volta ogni 57 mesi mi prendo in giro prendendo il tappetino dallo sgabuzzino e faccio 10/12 secondi…di stretching, così evito di sudare;
- indosso solo pigiami/tute XL, così non mi rendo conto se sono ingrassata, che tanto non mi vede nessuno (a parte il figo del supermercato di cui sopra);
- faccio maschere per il viso. Faccio paura.
- faccio la fila per entrare al supermercato, momento di grande aggregazione in cui tutti siamo chini ciascuno sul proprio telefono a guardare i social che fanno tanto a-sociale;
- lavoro 87 ore al giorno perché questa storia dello “Smart working” non è smart per niente: sei sempre reperibile, devi dimostrare che il fatto di non essere in ufficio non mina la tua produttività, anzi! E in più sei la colf di te stessa e tutti quelli che ti circondano. Perché sei a casa.
- quando voglio scappare da tutto e da tutti metto la musica a palla nelle orecchie, con i bassi al massimo nelle cuffie-bunker che mi sono fatta regalare a Natale dello scorso anno, quelle anti-rumore: così se suonano non sento e non apro, se mi telefonano non rispondo…e
e se chiudo gli occhi e mi impegno un po’ è quaaasi come se fossi ad un concerto, così comincio a ballare come una pazza in soggiorno alle 17.46 di un martedì qualunque di un anno qualunque ma che ci ricorderemo per sempre. Questo è il mio Glastonbury, la mia Coachella in tuta e con i capelli a stelle e strisce per via della ricrescita, le trecce alle gambe e i calzini della palestra al posto del tacco 12. Ma sono felice.
…Però mo’ basta.
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