Ieri per la prima volta ho avuto paura.
Si parla del virus da ormai un paio di mesi ma ieri, davvero, ho provato una sensazione fisica di sconforto, una morsa allo stomaco, un tremore impercettibile ma totale lungo tutto il corpo e nei pensieri che si rincorrevano irrefrenabili e senza ordine.
Ho letto – come ogni giorno di questi tempi – una rassegna stampa che si improvvisa e si allarga di volta in volta: quotidiani nazionali ed internazionali e social network; e poi siti come Bloomberg e Financial Times. Tutti riportavano la notizia che Boris il Biondo, signore di Downing Street, non ritiene opportuno prendere misure rigide per contrastare la diffusione del virus in UK; piuttosto, seguendo l’esito di ‘accurate’ ricerche scientifiche, l’obiettivo dovrebbe essere quello di raggiungere la cosiddetta ‘immunità di gregge’ che si otterrebbe all’esito di un preventivo contagio di circa il 60% della popolazione, così da contrastare il virus (che potrebbe tornare) nel lungo periodo. Inutile prendere misure drastiche in questa fase; d’altronde, perché provare a prevenire o anche solo a frenarne la diffusione?
Geniale.
Insomma, un po’ come quando da piccoli nostra sorella aveva la varicella e la mamma ci metteva insieme h 24 in modo da farcela venire tutti in una volta e amen.
Ecco, il principio sembra essere lo stesso.
I dati ufficiali, peraltro, sono profondamente diversi da quelli reali: a fronte di circa 500 casi scarsi di Covid-19 dichiarati, quelli effettivi sarebbero ben più di 10.000. Ed il picco del contagio pare dovrebbe arrivare tra dieci/quattordici settimane.
Nessuna direttiva di Governo, dunque, se non <contagiatevi e preparatevi a perdere prematuramente i vostri cari>. D’altronde, perché bloccare l’economia di una nazione per qualche mese quando – a prescindere dal virus – si muore ogni giorno? La salvezza economica del Paese anteposta alle vite umane che fanno la Nazione, che ne costituiscono il motore (anche produttivo) e tengono vivo il senso di appartenenza.
Agghiacciante.
Pertanto la situazione è la seguente: da un lato scuole aperte, campionato di calcio in corso, pub e locali pubblici up and running, gente che va in giro come se niente fosse (in pochissimi usano la mascherina – che poi serva o no, è un altro discorso). Così salviamo l’economia!
Dall’altro ci sono quelli – come noi Italiani in particolare – che se ne fregano della ‘direttiva di Governo al contrario’ e si sono auto-messi in quarantena (per lo meno chi può) .
Ma la verità è che tutti – e dico tutti, una popolazione intera – hanno una paura folle: gli scaffali dei supermercati sono vuoti come crateri lunari; i siti su cui fare la spesa online sono impallati da giorni, non aprono neppure la homepage ma si scusano direttamente per il disagio (probabilmente anche per quello di avere un tale primo ministro).
Non si trovano sapone, pasta, carta igienica (che poi la carta igienica…perché?).
I gel antibatterici neppure a parlarne: out of stock, non si sa fino a quando.
Siamo nella fase aiutati-che-Dio-t’aiuta, ecco. E meno male che t’aiuta Dio perché lo Stato, al contrario, qui non ti tutela, anzi.
Perfino il Cugino Americano ha dichiarato lo stato di emergenza. Ma lui no: Boris il Biondo – ci piace appellarlo quasi come un condottiero del Medioevo, una roba tipo Guglielmo il Conquistatore, tale pare sentirsi – ha lanciato l’hashtag #vatuttobene perché al futuro <andrà> molti non ci arriveranno.
Dobbiamo vivere il virus nel presente, tuffarci nella mischia, nuotare nel contagio e continuare come se nulla fosse. E infatti qui, nulla è.
Ed è vero: In Inghilterra ormai, da qualche anno, nulla è…più.
Millenni di storia ed onorabilità distrutti in poco meno di quattro anni, da quando una mattina di metà giugno del 2016 molti di noi per la prima volta hanno sentito la parola Brexit. Il resto lo conosciamo tutti.
D’altro canto gli Inglesi sono stati sempre un po’ sui generis: in Europa ma senza l’Euro; e la guida a destra; e non mi fai divorziare? Allora mi faccio la mia chiesa. Erano cose che facevano sorridere se comparate, per esempio, a statisti del calibro di Sir Winston Churchill o della Signora Thatcher. Poi un karma che fatico a comprendere ci ha mandato Teresina Maggio e Boris il Biondo e – come direbbe il Maestro Camilleri – <ti saluto e sono>.
Fuori-dall’-Europa-poi-vediamo-come / dentro-al-virus-che-più-dentro-non-si-può.
Una partenza ed una affluenza.
E’ vero, come ho letto in un post bellissimo dei giorni scorsi, che il virus ci sta dando una lezione, sta riequilibrando le cose. Ma non fino al punto che dobbiamo corrergli incontro a braccia aperte.
Proviamo a chiederci: dove sarebbe il Biondo nell’Inferno di Dante?
Probabilmente nel primo girone del Settimo Cerchio, quello degli Omicidi, i tiranni e briganti, immersi nel Flegetonte, un fiume di sangue bollente che rappresenta il sangue da loro versato in vita:
“(…) E’ son tiranni
che dier nel sangue e nell’aver di piglio.
Quivi si piangon li spietati danni”
(Inf., 104-106)
Sì, spietati danni: soprattutto immotivati ed evitabili.
Invece di prendere esempio dai danni già causati dalla pandemia nel resto del mondo, lui e la sua squadra adottano un approccio del tutto differente e a dir poco singolare. E proprio ora, mentre scrivo, sul sito di BBC si legge che le morti da Coronavirus in UK sono duplicate nelle ultime 24 ore. Complimenti, bravi.
E sulla stessa pagina gli scienziati dichiarano che la strategia adottata dal Regno Unito mette inutilmente a rischio le vite.
Ma tanto cosa importa?
Ancora una volta, quel tizio è lì perché in tanti hanno scelto che ci fosse e per la serie questa-è-casa-mia-e-qui-comando-io, fa quello che gli pare.
E noi, chiusi in casa, cerchiamo di fare petizioni che purtroppo verranno ignorate; cerchiamo di non pensarci e di prendere il lato migliore e positivo di questa cosa: e come il papà siriano ha fatto credere alla figlia che i bombardamenti fossero fuochi d’artificio, fossero un gioco, per non farle avere paura, noi ci rifugiamo dentro una ritrovata intimità e più tempo libero da passare con le persone che amiamo. Facciamo aperitivi digitali per vedere gli amici, cantiamo alla finestra per farci coraggio a vicenda (almeno in Italia: qui questa cosa sarebbe strutturalmente inconcepibile) e, meno male, abbiamo ancora la forza di emozionarci.
Io ho finito gli scaffali della libreria (mentre continuo a finanziare Amazon) ed ho riempito quelli della cucina di pasta (integrale!) e passata di pomodoro.
Guanti di lattice e mascherine di ogni tipo on the way.
Suono il piano, scrivo canzoni ed altro, leggo di tutto e ieri ho aiutato mia figlia di 13 mesi a fare il suo primo disegno: ci siamo riempite le mani di colori liquidi (ancora grazie Amazon, santo subito!) ed abbiamo stampato le nostre impronte sopra un enorme foglio bianco. In basso, a destra, ci ho messo la data perché lo voglio appendere in casa, nella parete centrale del soggiorno, e raccontarle, quando sarà grande, cosa succedeva quando abbiamo fatto quel disegno per farle capire che la vita può e deve essere a colori, sempre e comunque.
Non si sa come né quando, ma tra qualche mese questa storia finirà. Perché finirà.
E con essa spero ‘finiscano’ anche questi loschi figuri che giocano al Monopoli o a Battaglia Navale con la vita delle persone. Spero che finisca l’assenza del nostro senso civico, la nostra indifferenza per tutto ciò che, almeno in prima istanza, sembra non toccarci direttamente, perché poi invece cosi non è. Spero che finisca l’ignoranza e coloro che la cavalcano facendone slogan politici. Spero che finisca la xenofobia, perché in Italia prima abbiamo aggredito per strada i Cinesi e chiunque avesse gli occhi a mandorla insultandoli in malo modo; e poi, proprio i Cinesi, sono gli unici che ci stanno concretamente aiutando.
Spero che finiscano questo folle inverno ed il suo inferno e che possiamo vivere la primavera a volto scoperto, senza la maschera della paura.
Sono certa che sarà così.
“…Tanto ch’i’ vidi delle cose belle
che porta ‘l ciel, per un pertugio tondo;
e quindi uscimmo a riveder le stelle”.
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