Qualche settimana fa sono stata a Milano , città a cui sono molto legata per avervi trascorso undici anni della mia vita.
Ogni volta che ci vado, torno nei luoghi del cuore, come il bar El Beverin in Brera dove, quando ancora eravamo esseri umani che acquistavano la carta stampata, ogni sabato mattina andavo a fare colazione e leggere il giornale, quello vero in cui si girano le pagine e si sente odore di inchiostro fresco.
C’è la Feltrinelli di Piazza Duomo, immensamente immensa…negli scaffali pieni di libri col bollino “consigliato dal libraio” (i consigli di Marcello sono i miei preferiti). C’è Princi (ben più di uno e peraltro molto meno caro del fratello londinese) e c’è il caffè buono quasi ovunque e non costa 4 euro (a meno che non si vada da Cracco, ma quella è un’altra storia).
E poi ci sono io, londinese acquisita, emigrante di vecchia data, che – dopo aver trascorso gli ultimi undici anni a Londra (dedurrete che sono quindi alla soglia degli Anta)– mi aggiro disinvolta per le strade di Milano.
Ecco. Succede più o meno questo: benchè io sia nella convinzione di avere sempre una certa cura della mia persona per il semplice fatto che ho una facial routine piuttosto regolare ed i capelli sempre in ordine (secondo il mio personalissimo concetto di ordine, quindi intendo deliberatamente spettinati come piacciono a me), gli occhi di Milano mi guardano sempre con una certa distanza e disappunto. Ma ciò non mi scalfisce né intimidisce, anche perché sono da sempre una paladina dell’ indosso-ciò-che-voglio / ciò-con-cui-mi-sento-a-mio-agio-piuttosto-che- sembrare-ridicola-con-robe-alla-moda-che-non-mi-stanno-bene.
Il che, nella mia ultima incursione milanese, ha assunto una connotazione estrema dato che, venendo dall’autunno inoltrato di Londra, ho trovato ad accogliermi una Milano dal clima a tratti tropicale ed il mio guardaroba è risultato totalmente inadeguato: maglie pesanti a manica lunga, collant tremila denari, chelsea boots. Unica àncora di salvezza, un paio di pantaloni a palazzo neri, comprati da Tezenis per la spiaggia ed una maglia a manica corta in cotone sottile di un colore improbabile che avrei utilizzato come pigiama.
L’epilogo è alquanto scontato: il pigiama è diventato il mio outfit da passeggio per la maggior parte del tempo ed è stato oggetto di svariate lavatrici, data la difficoltà, in ottobre, a trovare dei negozi di abbigliamento che vendessero ancora capi estivi.
<Poco male> – mi sono detta. <In fondo io mi sento a mio agio. E poi a Londra vado addirittura al supermercato sotto casa in pigiama (quello vero). E Milano ormai è una città metropolitana e cosmopolita……>
E quindi dall’alto della mia testa made by Aldo Coppola, ho adottato la filosofia del tanto-non-stanno-a-guardare-me e mi sono lanciata in chilometriche passeggiate da Isola a Brera al Duomo a Porta Romana…Stavo azzardando via Manzoni, ma mi sono limitata a scendere alla fermata della metro di Montenapoleone e ho virato verso Corso Vittorio Emanuele dove mi sarei mescolata alla folla di turisti e mendicanti.
La sensazione dominante del mio weekend milanese è stata dunque quella di sentirmi uscita da un centro sociale, la gente mi guardava come se fossi una frequentatrice abituale del Leoncavallo (che poi non ci sarebbe niente di male anche perché, in gioventù, ci sono andata ed ho assistito a concerti bellissimi).
Il mio look pigiama-da-passeggio (o walking-pijama) abbinato alle Nike rosa – che indossato dalla Ferragni avrebbe fatto tendenza e collezionato qualche milione di likes (ormai supreme entità dotate di vita propria ma in via di estinzione sulle piattaforme digitali) – ha fatto rabbrividire sciami di elegantissime donne in Jimmy Choo reduci dalla Milan Fashion Week; mi sentivo una piccola Julia Roberts (con una fisicità evidentemente diversa) nella scena di Pretty Woman in cui lei entra nei negozi ma non vogliono neppure servirla – io, infatti, non ci sono neppure entrata.
E nessuno gave a shit che avessi un luxury hairstyle…perché, ahimè, ci sono ancora posti nel mondo in cui l’abito fa il monaco. E quindi devi avere le TOD’s ai piedi, la Chanel al braccio, i brillanti al collo (meglio i tennis, che i solitari ormai fanno poraccia se non sono almeno di dieci carati), i capelli con le onde ben definite, il trucco in ordine che sembri uscita da una professional make up session, l’Iphone 20 che ancora non è uscito (ma tu ti sei portata avanti), la taglia 36 (non US eh!)…e poi magari meno-6.000 euro sul conto…ma quello non importa.
Devi avere diciotto collanine al collo come si usa adesso, fare il facial lifting da quella che lo fa ai VIP ed il linfodrenaggio alle gambe, fotografarti nei posti cool e postare le stories, fingerti vegana (non importa se poi vai a comprare due etti di mortadella con pistacchi e polifosfati all’Esselunga…quello non lo posterai mai e quindi non lo saprà nessuno…ma anche all’Esselunga ci vai col tacco dodici, soprattutto se sei in Gae Aulenti, perché, se riesci a nascondere la mortadella in borsa, puoi salire a fare un aperitivo al Ceresio 7…), così puoi sentirti un po’ Influenzatrice anche tu.
Che poi se ci pensiamo, l’Influenzatrice è in un certo senso una che ti fa venire l’influenza, la febbre per qualcosa…una che ti dice: <La vedi questa borsa bellissima?? Io ce l’ho! Guardami! Ho anche dei meravigliosi capelli supermorbidissimi made by Loshampoodeimiracoli (#pubblicità) e la mia pelle è supergiovane perché uso Lacremadeimiracoli (#pubblicità); e questo weekend sono in questo meraviglioso Hoteldellemeraviglie (#pubblicità #offertoda) e mio marito mi ha regalato questo bellissimo diamante, il terzo in tre mesi…>
…E qui sorge la domanda sottintesa a te che guardi le sue stories: <E tu???>
E tu, appunto, che cosa risponderesti?
<Beh io in effetti mi sono svegliata sei volte stanotte perché il mio bimbo di tre mesi aveva le coliche; al momento l’unica borsa che porto è quella della spesa che mi costa ogni volta 10 centesimi (e infatti dovrei optare per comprare quella di stoffa da 5 euro che almeno è più glamour – #pubblicità); i capelli questa settimana non sono ancora riuscita a lavarli e sanno di Shampooalsoffritto– (#pubblicità – e qui nel senso di cambiate-canale-che-non-è-una-bella-immagine!) perché ho fatto la pasta all’amatriciana mentre mettevo su la quinta lavatrice della giornata usando il detersivo Unamacchianonèpersempre (#pubblicità); e questo weekend sarò a Casamia (#pubblicità #offertodanoichepaghiamolaffitto) a fare LepuliziediPasqua che c’è un casino; e mio marito mi ha regalato un nuovo aspirapolvere preso su Amazon (al 30% di sconto!), il secondo in cinque anni che quello precedente non funzionava più.
Non ti ho un po’ influenzata anche io???
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