Un buon viaggiatore non ha piani precisi e il suo scopo non è arrivare (Lao Tzu)
Nè di Venere, né di Marte (…): il resto del proverbio è noto a tutti. Ebbene, io che comincio qualcosa di venerdì? È fuori discussione.
…E invece, per restare in tema di proverbi, Mai dire mai.
Ed eccomi qua.
Come mai inizio a scrivere questa roba di venerdí? Non lo so neppure io.
Perché inizio a scrivere questa roba? Forse un’urgenza di raccontare. “Ma quanto parli? …E non interrompere sempre!” Queste le frasi che ancora oggi, all’alba degli Anta, mi sento ripetere spessissimo dalle persone a me più vicine. Ebbene sí: sappiate che in famiglia sono stata soprannominata Logorréa (che non ha nulla a che vedere con l’omoteleutico disturbo intestinale).
Raccontare cosa? Non lo so bene. Non c’è una scaletta, non un elenco esaustivo di argomenti né un perimetro di contenuti: è tutto in divenire. Questo progetto consiste nel non avere un progetto.
Dove si svolge il tutto? Questo è l’unico dato certo: a Londra, la città in cui alle 7 di mattina per strada senti odore di cipolla e uova fritte invece che di caffè; la città in cui non ti scroccano la sigaretta perché, già mentre te ne chiedono una, tirano fuori la monetina di 1 pound da darti in cambio; la città in cui non esiste la classe media: o sei miliardario o sei un poveraccio, tant’è; la città in cui se non “tappi” la carta quando sali su un mezzo pubblico, l’autista non parte e tutti i passeggeri ti guardano in cagnesco come a dire: “ehi guarda che aspettiamo te, sarà meglio che ti sbrighi”; la città in cui la guida è a destra (per me non cambia nulla perché comunque non guido neanche a sinistra); la città in cui non esiste il concetto di aperitivo ma esiste la condizione generalizzata di hangover che soppianta tutto il resto; la città nella quale vivo ormai da più di dieci anni e che amo profondamente.
Questa è la Londra di una che è arrivata qua in piena crisi economica planetaria nel 2009 ed ha trovato la sua Itaca – non nel senso che io sia diventata ricca..no proprio..ma in senso metaforico (io vivo di metafore!).
Emigrante doc, dal profondo Sud Italia, mi sono ritrovata prima a Milano a fare l’università (e qui potrei fare un altro blog…care compagne di università nate negli anni 80, chi di voi non conosce l’Esselunga di Viale Papiniano, aka l’Esselunga dei single?? Altro che Cenerentola al ballo: il principe azzurro si trova al supermercato!); e poi a Londra un po’ per caso, un po’ per volontà, perché c’è sempre un elemento volitivo in cio che facciamo; ed anche quelli che sembrano dei casi, in realtà sono delle scelte vere e proprie in cui l’istinto o la volontà – chiamiamoli come ci pare – ci spingono in una direzione piuttosto che in un’altra.
E’ sempre una questione di Sliding Doors. Ed io ormai non potrei fare a meno delle passeggiate in problemi-esistenziali-modo lungo il fiume, di andare a prendere la colazione in pigiama il sabato mattina dal baretto del polacco sotto casa, di scattare le stesse fotografie da dieci anni, ripetutamente tramortita dalla bellezza di luoghi che conosco benissimo e che continuano a emozionarmi come la prima volta in cui li ho visti e fotografati.
Questi non saranno altro che i deliri di un’adolescente cresciutella che non riesce a smettere di parlare ed ha sempre qualcosa da raccontare e vi racconterà la sua Londra coi suoi luoghi – comuni e non – e le sue emozioni, una Londra sicuramente singolare, una Londra come la conosce e la vive lei: una Londra…anomala.
Che il viaggio abbia inizio.
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